Lezioni dall'incubo americano
MAGA è diventato il modello di riferimento per populismi e autoritarismi nel mondo. Seguire la deriva americana aiuta a riconoscere i pericoli per la nostra democrazia e sviluppare gli anticorpi
Decifrare l’autocrazia americana non è un’ossessione, ma un modo per costruire gli anticorpi culturali di cui presto potremmo aver bisogno.
Negli ultimi tempi, la mia modesta attività di divulgazione, che porto avanti nel tempo libero rosicchiato alla ricerca e alla didattica, si è concentrata quasi interamente sull’ascesa di Trump e del nuovo autoritarismo americano, e sulle sue ripercussioni economiche e politiche.
Perché?
Non solo perché lo sgretolamento dell’ordine mondiale costruito in ottant’anni finirà per travolgere anche il nostro paese in modi che potrebbero presto diventare tangibili anche per il cittadino medio.
Il motivo urgente per seguire da vicino la deriva americana è ancora più semplice: perché noi siamo i prossimi.
Gli Stati Uniti sono stati a lungo la democrazia più potente del mondo. Hanno influenzato in modo decisivo e profondo non solo l’economia e la politica del nostro paese, ma anche la nostra cultura. Da ottant’anni, quello che accade in America anticipa la storia dell’intero occidente, tracciando la strada che le democrazie europee sono destinate a percorrere.
La nuova autocrazia americana è espressione di un movimento di portata globale, che si concretizza nell’alleanza di fatto con la sanguinaria dittatura russa e persegue esplicitamente la fine delle democrazie liberali in ogni angolo del mondo, a partire dalla vecchia Europa.
Ma questo movimento non è un fenomeno alieno. In Italia, la propaganda antidemocratica trova terreno fertile nell’autoritarismo ereditato dal fascismo, e coltivato negli ultimi decenni dalla polarizzazione fra berlusconismo e antiberlusconismo – che ha avvelenato il dibattito pubblico per oltre vent’anni.
Le forze che negli Stati Uniti hanno alimentato il movimento politico più distruttivo mai osservato dalla Seconda guerra mondiale, il mondo MAGA, esistono anche da noi. Hanno altri nomi ma radici profonde. Hanno già governato, mostrando di essere innervate da solide aspirazioni autoritarie e uno sfacciato disprezzo per la democrazia. E hanno concrete possibilità di tornare al potere, guidando il nostro paese verso un declino sempre meno reversibile.
Ogni giorno vediamo nostri leader politici e alfieri della propaganda rilanciare punto per punto la disinformazione di origine russa, schierarsi metodicamente dalla parte sbagliata della storia, parlare esclusivamente alla pancia del pubblico, rifiutare ogni forma di complessità, e proporre soluzioni sistematicamente coerenti con la volontà degli autocrati – ma sempre dannose per il proprio paese. Si presentano come difensori, o “avvocati” del popolo, ma sostengono politiche economiche che peggiorerebbero la qualità della vita della maggioranza dei cittadini e affosserebbero lo sviluppo del paese: dall’uscita dall’euro (con gradi di vigore diversi secondo le contingenze del momento), alla deportazione degli immigrati, dall’espansione del debito pubblico per distribuire prebende elettorali (come il superbonus) alla tutela delle categorie più conservatrici e meno produttive della nostra economia.
“Quasi” sempre, ma non sempre: a volte, anche solo per opportunismo politico, anche le forze populiste italiane assumono posizioni di principio giuste, come la difesa del potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione, ma raramente mostrano di avere strategie serie per realizzarle al di là della propaganda.
In Italia, quando il governo più eversivo della storia repubblicana, quello di Conte e Salvini, si è insediato, i contrappesi della democrazia hanno resistito. Ma Trump ha mostrato la via, spiegando ai populisti di tutto il mondo come si costruisce un regime di autoritarismo competitivo più efficacemente di quanto abbiano fatto Orban, Erdogan, Modi, Chavez e altri negli anni recenti.
L’equivalente italiano del movimento MAGA è concentrato soprattutto nei 5 Stelle e la Lega, due partiti le cui azioni sembrano spesso coerenti con quanto ci si potrebbe aspettare da chi persegue gli interessi della Russia e delle autocrazie, anziché dell’Italia. Ma non solo. La cultura distruttiva del populismo attraversa tutto l’arco parlamentare. Il principale partito di governo ne è imbevuto, ma l’opposizione non offre alternative molto più solide. Perfino nel Partito Democratico, posizioni europeiste e liberali convivono con cerchiobottismi e semplificazioni imbarazzanti, che minano la sua credibilità. Il livello dei nostri watchdog è, salvo poche eccezioni, desolante. E i cittadini italiani, tra i meno istruiti del mondo occidentale, sono pronti da tempo a simpatizzare con forme più o meno esplicite di autoritarismo.
Non dobbiamo illuderci che vivere nella civile Europa ci metta al riparo.
Comprendere ciò che accade oggi negli Stati Uniti, come si afferma il nuovo autoritarismo, quali strumenti usa, quali effetti economici e sociali produce, è essenziale per riconoscere, prevenire e contrastare l’autoritarismo che cresce anche dentro casa nostra. E, se sarà necessario, per resistere.