Un socialista a New York
Un programma in contrasto frontale con gli assiomi del trumpismo e una strategia di comunicazione fuori dagli schemi tradizionali. Ma chi ha votato per Mamdani?
Alle primarie per la candidatura a sindaco di New York, i democratici hanno scelto Zohran Mamdani: 33 anni, un sorriso perennemente stampato sul volto, origini indiane, fede musulmana e una chiara identità politica socialista. Si ispira apertamente a Bernie Sanders e ha costruito la sua campagna quasi interamente dal basso, grazie al finanziamento di piccoli donatori e un uso accattivante dei social media.
La vittoria di Mamdani ha generato una certa inquietudine tra i critici di Trump: se un giovane socialista si affermerà come nuovo volto vincente dei democratici, il presidente potrà rafforzare facilmente la sua narrazione su un partito in balìa dell’estrema sinistra e distante dagli elettori moderati. Questa preoccupazione sembra ignorare almeno due elementi strategici. Il primo è che bersagliare Andrew Cuomo, il principale antagonista di Mamdani, e ciò che rappresenta sarebbe stato ancora più facile. La reputazione di Cuomo è incrinata da diversi scandali, tra cui un’inchiesta per molestie sessuali verso almeno 11 donne, che gli ha fatto perdere la carica di governatore nel 2021.
Secondo, Mamdani non è un semplice “volto giovane”: ha mostrato una capacità comunicativa e una padronanza del discorso politico — soprattutto con gli under 40 e sui social media (per esempio, date un’occhiata al suo profilo Instagram) — che lo differenzia chiaramente dal percorso classico di un esponente dell’establishment come Cuomo e gli conferisce un vantaggio concreto nella competizione con i repubblicani.
Il cuore del programma di Mamdani affronta in modo audace - e con una chiara impronta di sinistra - i nodi cruciali della vita quotidiana nella metropoli: il prezzo delle case, il costo della vita, la sicurezza e la qualità dei servizi pubblici. Tra le sue promesse più rilevanti figurano l’espansione dell’offerta abitativa, un tetto ai canoni di affitto, asili nido e scuole materne gratuite, supermercati di proprietà comunale, trasporti pubblici più efficienti e, su alcune linee, completamente gratuiti, e la creazione di un “Office of LGBTQIA+ Affairs”, in aperto contrasto con la campagna MAGA contro i diritti civili. Se vi interessa, nei prossimi tempi potrei dedicare un post a un’analisi più approfondita del programma e della sua sostenibilità. Fatemelo sapere nei commenti.
Chi ha votato per Mamdani?
Capire chi ha votato per Mamdani è cruciale per valutarne le prospettive future come candidato e, più in generale, per misurare la forza della corrente socialista all’interno del Partito Democratico, quella che fa capo a Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. La vera domanda è se Mamdani rappresenti un caso isolato oppure l’avanguardia di un nuovo, ampio, blocco sociale — e della relativa proposta politica — in grado di parlare a un elettorato trasversale, anche in chiave di contrasto al trumpismo.
Il New York Times ha pubblicato un’analisi descrittiva della distribuzione del voto per Cuomo, Brad Lander e Mamdani nei precincts — ovvero le sezioni elettorali — in cui ciascun gruppo demografico rappresenta la maggioranza relativa.
Per esempio, nei precincts a maggioranza di residenti a basso reddito (che costituiscono il 24% del totale), Cuomo ha ottenuto il 49% dei voti, Mamdani il 38% e Lander appena il 3%. Al contrario, nei precincts con una quota maggioritaria di residenti laureati (27%), Mamdani è risultato nettamente in testa con il 45%, seguito da Cuomo (28%) e Lander (19%).
Si tratta di un esercizio interessante, ma con un limite cruciale. In particolare, non consente di individuare quali caratteristiche delle sezioni elettorali siano in grado di predire in modo statisticamente significativo la preferenza per ciascun candidato. In altre parole, i dati riportati dal New York Times potrebbero fotografare delle coincidenze, e non permettono di stimare la probabilità che determinati tratti sociodemografici siano sistematicamente associati a un certo orientamento di voto.
Un’analisi più raffinata è stata condotta da Anusar Farooqui sul suo Substack Policy Tensor. L’autore ha stimato la correlazione tra il voto per ciascun candidato e le caratteristiche degli assembly districts — i distretti dell’Assemblea legislativa statale di New York, ognuno dei quali comprende più sezioni elettorali.
Questa analisi permette di osservare come la probabilità di votare per Mamdani vari al variare della percentuale di residenti con determinate caratteristiche all’interno di ciascun distretto. Va però chiarito che si tratta di semplici correlazioni, non di relazioni causali. Stabilire le cause del voto richiederebbe analisi di altro tipo, molto più complesse e sempre difficili da realizzare con i dati elettorali. Per esempio, non si può escludere che le correlazioni stimate da Farooqui siano generate da fattori non osservati che influenzano simultaneamente sia le caratteristiche sociodemografiche di un distretto sia l’orientamento politico dei suoi abitanti.
Tuttavia, si tratta dell’analisi descrittiva più informativa al momento disponibile, e vale la pena scorrerne gli elementi principali. Per una volta, il risultato più interessante è un “risultato nullo”: non emerge alcuna correlazione statisticamente significativa tra il voto per Mamdani e il reddito pro capite. In parole semplici, il sostegno al candidato socialista non è associato a determinate condizioni socio-economiche, ma sembra distribuirsi trasversalmente tra le diverse classi di reddito. Per i democratici socialisti è una notizia incoraggiante, perché suggerisce che gli elettori potrebbero aver percepito Mamdani come un buon candidato indipendentemente da quanto avrebbero da guadagnare dalle misure di redistribuzione del reddito promesse in campagna elettorale. Un segnale potenzialmente importante (ma da verificare), perché indica una capacità di parlare a elettori diversi senza ridurre il messaggio alla sola lotta di classe.
Il grafico qui sotto, tratto da Policy Tensor, mostra la correlazione tra le caratteristiche socio-demografiche dei distretti e il voto per Mamdani. Le uniche variabili associate in modo statisticamente significativo alla sua performance elettorale sono la percentuale di residenti ispanici e, in modo più debole, quella di persone nate all’estero — entrambe positivamente correlate con il sostegno al candidato.
L’età media, invece, mostra una correlazione significativamente negativa con il sostegno per Mamdani, che scende nei distretti più anziani. Un risultato coerente con una campagna centrata su canali e linguaggi capaci di intercettare l’elettorato under 40, in particolare su TikTok.
La percentuale di nativi americani è debolmente e negativamente associata al voto per Mamdani. Anche se si tratta di una correlazione statisticamente tenue — e dunque potenzialmente frutto del caso — è un dato che suona meno incoraggiante per i democratici. Al contrario, non emergono correlazioni significative tra il sostegno a Mamdani e la composizione dei distretti in termini di popolazione bianca, afroamericana, disoccupati o laureati.
Il voto per Brad Lander, invece, mostra un profilo molto più marcato. Lander è l’attuale comptroller di New York – una sorta di revisore generale dei conti del Comune – e ha recentemente guadagnato notorietà internazionale per essere stato arrestato brutalmente da agenti dell’ICE mentre cercava di proteggere un immigrato da una retata.
Come mostra la figura qui sotto, tratta da Policy Tensor, il sostegno a Lander è associato in modo statisticamente significativo e positivo con la percentuale di residenti laureati, il reddito pro capite, la quota di bianchi e di persone nate all’estero. Al contrario, correla significativamente e negativamente con la quota di poveri, nativi americani, afroamericani e disoccupati.
Questo scatterplot – tratto anch’esso da Policy Tensor – mostra che la relazione tra reddito pro capite e voto per Mamdani non segue un andamento lineare. I consensi tendono a salire con il reddito fino alla soglia dei 100.000 dollari annui. Oltre quel livello, il gradiente si inverte: nei distretti più benestanti, il sostegno a Mamdani cala. Come osserva Farooqui, è plausibile che questa traiettoria sia influenzata da altri fattori che generano confusione. Per esempio, alcuni dei distretti con i redditi più bassi sono anche quelli a maggioranza afroamericana – un segmento che si è mostrato meno ricettivo alla candidatura di Mamdani.
Tuttavia, il gradiente negativo oltre i 100.000 dollari è un dato politicamente interessante. Per la prima volta, i consensi dei socialisti democratici sembrano estendersi oltre le nicchie dell’attivismo militante o dei campus universitari, penetrando in modo più trasversale nella classe lavoratrice e in settori selezionati della piccola borghesia urbana.
Per i più smanettoni: Farooqui ha caricato su Dropbox il codice Python con cui ha effettuato le sue stime e una serie di grafici — una disponibilità che, da sola, merita un follow. I dati sono presi dall’American Community Survey 2023 e dal NYC Board of Elections.
È ancora presto per trarre conclusioni su come questo risultato elettorale influenzerà la traiettoria politica dei democratici. Mamdani è atteso a novembre da un’elezione generale molto competitiva. Eric Adams cercherà un secondo mandato da indipendente, mentre sulla scheda compariranno anche Curtis Sliwa, candidato repubblicano, Jim Walden, avvocato e indipendente, e – forse – Andrew Cuomo, che non ha ancora escluso la possibilità di candidarsi con una lista di terze parti.
Tuttavia, senza forzare interpretazioni di portata nazionale, da questa parte dell’Atlantico è difficile non notare un fatto: l’area del Partito Democratico che appare oggi più viva e capace di mobilitare entusiasmo è quella riconducibile a Bernie Sanders. Da mesi, invece, le leadership tradizionali sembrano eclissate.
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Sarebbe interessante capire quanto sia davvero sostenibile per una metropoli come NY.
Comunque adesso è ancora più chiara la mancata corrispondenza tra una buona fetta di elettorato e i rappresentanti attuali (come accade anche da noi)
Aggiungo una cosa interessante: le primarie e forse anche le elezioni a novembre (devo approfondire) sono elezioni a scelta multipla dove un candidato può essere votato come prima scelta ma anche come seconda o terza. L'insieme dei voti si sommano secondo regole precise. Questo tipo di elezioni dicono aiuti i candidati "esterni" .
Secondo me sarebbero salutari anche da noi per dare qualche bel scossone...